Ho letto molto sul ddl Zan, soprattutto le ragioni dei contrari alla legge. Comprendo, ma non condivido, tra i meno condivisibili Matteo Renzi che rinuncia a un principio, che pure ha difeso alla Camera, per portare a casa un provvedimento zoppo, forse. Non si tratta di ideali, ma di vita reale e concreta a cui, quasi ultimi nel mondo occidentale, stiamo tentando di dare un quadro normativo. Nobilmente, davanti alle obiezioni della Chiesa, tra l’altro molto più misurate di quelle di decine di oppositori parlamentari, Mario Draghi ha ricordato che l’Italia è uno stato laico. Ma il premier non può fare tutto, anche se, a quanto pare, tutto gli viene chiesto.

Manifestazione per DDL ZAN

Ieri su questo sito Andrea Cangini ha difeso il diritto all’idiozia, a dire idiozie. Cangini naturalmente ha detto anche altre cose, ma soprattutto, su questo provvedimento, teme il prevalere di principi illiberali fino ad ipotizzare lo Stato etico. Il direttore del Qn, oggi senatore di Forza Italia è tra le persone più argute e intelligenti che io abbia mai conosciuto. Ma vorrei dire a lui e a tanti altri che nel nostro Paese di idiozia ce n’è anche troppa e che in nome anche di idee molto idiote, in alcuni casi, un movimento politico dal nulla è riuscito ad arrivare al 33% dei consensi: un sintomo ed un effetto di quel che siamo e soprattutto di quel che siamo stati e, se non cambia qualcosa, saremo. Nella corsa a impadronirsi di molti elettori con idee da utili idioti altre forze politiche stanno facendo a gara, certe idiozie le hanno nel loro dna ben prima dell’irruzione sulla scena politica del Movimento Cinque stelle.

Si possono dire idiozie, ci mancherebbe. Ma non si può invertire l’ordine dei fattori. Sull’identità di genere, che tanto fa discutere, ci sono vittime e carnefici ed è molto pericoloso non tenerne conto. Questo è un Paese che ha avuto mille difficoltà a scrivere e votare leggi a tutela delle donne, a chiamare un reato con il suo nome, femminicidio, e la persecuzione anche, stalking, ma che ancora non ha chiarito a se stesso e nemmeno su un piano giuridico che la violenza arriva da una parte sola, che la vittima è vittima, sempre, senza cercare altre ragioni, perché non ci sono. Questo è un Paese sovrastato dalla retorica familista, ma che dentro e fuori le pareti domestiche non riesce a tutelare nemmeno i bambini, tanto meno le loro madri. Anche culturalmente i mutamenti sono stati lentissimi e ancora siamo molto indietro quanto a linguaggio dell’inclusione, del riconoscimento delle differenze, sessuali ma non solo, come ricchezze e non altro.

Per cui se non ci fossero violenza, idiozia diffusa, prevaricazione imperante, relazioni fondate solo sui rapporti di forza non ci sarebbe bisogno del ddl Zan e tanto meno le vittime di questi comportamenti in fasi diverse del loro percorso identitario e sessuale starebbero ad invocarlo, potendo vivere la propria crescita in santa pace. In molte realtà le cose stanno cambiando molto velocemente, soprattutto nelle scuole. Ma, fuori, non è così. E ognuno deve sforzarsi di uscire dal proprio piccolo mondo di serenità se vuole davvero governare la complessità. Lo hanno fatto cinquanta anni fa altri benemeriti legislatori quando hanno riconosciuto l’importanza vitale delle norme sull’aborto e il divorzio, il primo praticato nella clandestinità con l’annuale conto di morti e vite spezzate, il secondo negato con ipocrisia. L’Italia già c’era su entrambe le cose, confermandolo con i referendum e solo chi non ha memoria storica può pensare che si trattò di una passeggiata di salute parlamentare.

Enrico Letta forse perderà la sua battaglia, con il suo ostinato rigore a non modificare il testo già approvato alla Camera. Ma nella società italiana ha già vinto, comunque vada.

https://www.huffingtonpost.it/entry/ddl-zan-perche-letta-ha-ragione_it_60f8141ae4b0e92dfebe8fac?utm_hp_ref=it-homepage

Di PD

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