Manifesto per il Nuovo PD

Un nuovo PD per promuovere lo sviluppo sostenibile, lottare contro tutte le disuguaglianze e difendere e rafforzare la democrazia

Noi crediamo che la forza di un Paese stia nella forza dei suoi legami sociali. Questo è per noi il senso profondo della democrazia: un orizzonte di emancipazione e di libertà. Una promessa di giustizia sociale, inclusione e uguaglianza da realizzare attraverso un impegno collettivo. Per noi disuguaglianze, povertà, discriminazioni e marginalità sociali sono il più grande impedimento a ogni forma di coinvolgimento collettivo e di emancipazione, perché rendono di fatto impossibile essere e sentirsi parte di una comunità. Stato ed enti locali hanno un compito primario e una responsabilità costituzionale nella lotta alle disuguaglianze: l’articolo 3 della nostra Costituzione infatti enuncia l’uguaglianza dei cittadini e richiama il ruolo attivo della Repubblica nella rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona. È quindi solo tramite il pieno riconoscimento di diritti sociali e diritti civili, da considerare come inscindibili, che possiamo garantire a tutte e tutti la possibilità di essere protagonisti della nostra democrazia e del proprio futuro. Il nostro impegno per rafforzare i legami sociali e con essi la democrazia e le sue istituzioni ci richiama al compito di difendere la Costituzione, di valorizzare la cultura antifascista da cui nasce e di impegnarci per una sua compiuta applicazione. Siamo convinti che per riconoscere e tutelare i diritti fondamentali e garantire a tutte e tutti un’esistenza libera e dignitosa sia necessario un cambio di paradigma. Crediamo nel valore di un approccio integrato, fondato sulle tre dimensioni della sostenibilità: economica, sociale e ambientale. Non può esistere una crescita duratura senza la lotta alle disuguaglianze ed è miope e ingiusto scaricare sulle future generazioni i costi ambientali e sociali dell’attuale modello di sviluppo. Il nostro sistema socio-economico deve sostenere, non ostacolare, il raggiungimento degli obiettivi di giustizia sociale, inclusione, parità di genere, uguaglianza di fatto, coesione territoriale e sostenibilità ambientale. Un’economia dinamica e un welfare inclusivo sono fattori di sviluppo fondamentali e inscindibili, entrambi necessari per generare benessere condiviso, combattere la piaga della disoccupazione e garantire pari opportunità a tutte e tutti. Lavoro, istruzione e sanità pubblica sono i pilastri di un modello sociale che mette al centro la persona e i suoi diritti fondamentali. Crediamo quindi nella necessità di nuove modalità di intervento pubblico, che possono assumere di volta in volta gli strumenti e le forme più opportune. Uno Stato regolatore e innovatore è in grado di mettere in risalto la capacità trasformativa delle imprese, correggendo ed evitando al tempo stesso i fallimenti di mercato. Gli investimenti in lavoro, innovazione, infrastrutture sociali, istruzione, sanità e tutela ambientale assumono un valore strategico per la crescita e lo sviluppo economico, sociale e democratico del Paese. Dobbiamo allora rompere la spirale delle disuguaglianze e delle discriminazioni sistematiche, a partire da quelle di genere e territoriali che continuano a considerare le donne una minoranza e il Sud una periferia. Ciò vale a maggior ragione anche in prospettiva futura, per restituire alle giovani e ai giovani che crescono in Italia l’opportunità di costruire percorsi di vita autonomi e dimostrare così che solo un approccio lungimirante di coesione, integrazione e innovazione può permettere di affrontare l’enorme questione demografica che pesa sul nostro Paese. Il nostro modello sociale deve reggersi su una dimensione comunitaria che trova nel lavoro dignitoso la sua organizzazione e il suo riconoscimento. L’articolo 1 della nostra Costituzione eleva il lavoro non solo a fattore determinante per l’emancipazione di ogni persona, ma a strumento di partecipazione di ciascuno alla trasformazione e allo sviluppo della società tutta. Senza lavoro dignitoso non ci sono democrazia, progresso e benessere. Oggi che la crisi climatica globale mostra i suoi drammatici effetti è importante ridefinire il rapporto tra lavoro, diritti e ambiente, promuovendo la difesa dei beni comuni e individuando nuovi percorsi di sviluppo sostenibile. L’emergenza climatica è infatti la sfida che con più forza dimostra l’esigenza di un cambio di paradigma. “Italia 2030” vuol dire per noi mettere questo senso di urgenza davanti a tutto. Vuol dire agire con ben più coraggio e determinazione di quanto abbiamo fatto finora. Non solo perché il tempo a nostra disposizione si sta rapidamente esaurendo, ma anche perché la crisi climatica sta già presentando il conto attraverso difficoltà quotidiane e fenomeni estremi che colpiscono maggiormente le persone e i territori più fragili e in condizioni più precarie, alimentando nuove disuguaglianze. Non possiamo più permetterci né temporeggiamenti o esitazioni né una finta e strumentale contraddizione tra giustizia sociale e ambientale, perché le due sono inscindibili nella transizione verso un nuovo modello di sviluppo. Il nostro obiettivo è il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050, seguendo l’approccio indicato dall’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite e attraverso la piena attuazione del Green Deal europeo. Siamo convinti che una società non possa produrre benessere, equità e uno sviluppo realmente sostenibile senza uno spazio pubblico aperto alla partecipazione attiva di tutte e tutti. Non c’è vera democrazia senza parità di genere in ogni ambito della vita. Non c’è vera democrazia se le giovani e i giovani non sono nelle condizioni di realizzarsi. Non c’è vera democrazia se le nuove italiane e i nuovi italiani continuano a rimanere ai margini della vita politica e sociale del Paese. Non c’è vera democrazia se istituzioni e spazi pubblici sono inquinati da soprusi, abusi, illegalità, violenza e infiltrazioni mafiose. Non c’è vera democrazia se il dibattito pubblico non è autenticamente libero perché manipolato da strategie di disinformazione e campagne d’odio. Una democrazia sana ha bisogno di strumenti e canali solidi di partecipazione. I partiti hanno una funzione di mediazione sociale irrinunciabile e per adempiere ad essa devono essere dotati di regole che garantiscano trasparenza, legalità, senso del dovere e dell’etica pubblica. Allo stesso modo società civile, altri corpi intermedi, mondo dell’associazionismo e terzo settore devono essere messi nelle condizioni di partecipare all’elaborazione delle decisioni che riguardano la vita pubblica del Paese. Crediamo che solo sul piano della cooperazione internazionale si possano trovare le risposte e gli strumenti giusti per affrontare le grandi crisi del nostro secolo. L’interesse e l’identità dell’Italia è in Europa, un’Europa più unita e rafforzata dal punto di vista dei processi decisionali, delle garanzie democratiche e delle competenze: il nostro orizzonte è sempre stato e rimane la costruzione di un’Europa realmente federale, in grado di promuovere i nostri valori e i nostri obiettivi comuni a livello globale. Così come l’interesse e l’identità dell’Italia, a partire dalla conferma del suo sistema di alleanze, è nella promozione di un multilateralismo di nuova generazione, capace di difendere i diritti umani, di adottare standard sociali e ambientali di alto livello, di garantire la pace e la prosperità e di evitare il ritorno a una logica di contrapposizione tra alleanze nelle relazioni internazionali.

Rilanciare il progetto europeo, Il futuro dell’Italia è in un’Europa più unita

Il futuro dell’Italia è in Europa. Questa è stata e continuerà ad essere la nostra bussola per guidarci con sempre maggiore forza verso l’obiettivo di un’Europa federale. L’Europa è la nostra casa comune, la nostra protezione, la nostra opportunità. Solo una maggiore integrazione europea potrà consentire di elaborare politiche in grado di tutelare l’interesse nazionale su una scala adeguata. Nello spirito del Manifesto di Ventotene, vogliamo batterci per accelerare il processo di integrazione europea in materia economica, sociale, di politica estera e di sicurezza, di migrazione e di asilo, di mobilità interna e di cittadinanza, insistendo per una maggiore democratizzazione delle istituzioni europee e delle loro procedure decisionali. Se negli anni il progetto europeo si è evoluto e ha fatto notevoli passi in avanti, emergono ancora fragilità significative nell’Ue, troppo spesso bloccata dalla politica dei veti incrociati degli Stati membri. Per questo l’Unione europea va riformata per porla all’altezza delle aspettative e dei bisogni delle sue cittadine e dei suoi cittadini. Occorre impegnarsi per un approccio pragmatico a 27 quando possibile, ma dobbiamo essere pronti anche a fare di più con chi è disponibile e ha le capacità per farlo quando necessario. Vogliamo mantenere un orizzonte comune per tutti, ma crediamo sia necessario anche ricorrere a meccanismi di integrazione differenziata, a partire dalle cooperazioni rafforzate, che fin qui si sono rivelati spesso determinanti per l’evoluzione del progetto europeo. Per raggiungere questi obiettivi vogliamo stringere legami ancora più forti con gli altri movimenti e partiti progressisti, socialisti e democratici in Europa e in tutto il mondo. Crediamo sia fondamentale rafforzare la dimensione internazionale dell’Unione europea, a partire dalla difesa comune e dalla politica estera. Vogliamo impegnarci per la costruzione di un esercito europeo con autonomia strategica e operativa e, allo stesso tempo, lavorare per garantire un seggio all’Unione europea nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di consolidare il ruolo dell’Ue e dell’Italia nello scenario globale. Ma il rafforzamento del progetto europeo passa anche per una politica estera coerente e attrattiva per Paesi vicini e partner. In questo senso vogliamo investire sulla vocazione mediterranea dell’Europa, quale chiave di una nuova centralità del nostro Paese nello scenario europeo e globale. Riteniamo cruciale anche rafforzare la cooperazione internazionale allo sviluppo, parte integrante e qualificante della politica estera, in linea con gli impegni presi in sede Onu, e abbattere le barriere di accesso ai mercati internazionali per i Paesi in via di sviluppo allo scopo di ridurre i divari tra il Nord e il Sud del mondo. Riteniamo inoltre fondamentale promuovere politiche strutturali e lungimiranti di governo solidale del fenomeno migratorio, fondate sul rispetto della dignità della persona e sull’integrazione. Per consolidare la proiezione internazionale del nostro Paese vogliamo valorizzare il ruolo di milioni di italiane e italiani che vivono all’estero – e i milioni di italodiscendenti – che rappresentano una rete di competenze, esperienze, contatti e credibilità a disposizione del rilancio e della crescita del nostro Paese. Per farlo intendiamo coinvolgere pienamente le italiane e gli italiani globali nelle scelte politiche nazionali ed europee, riconoscendo così il loro ruolo di 21° regione d’Italia e garantendo loro pari trattamento e pari diritti e doveri rispetto ai connazionali residenti nel nostro Paese. Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, ma le crisi finanziarie, la pandemia, il ritorno delle tensioni internazionali e la crisi energetica ci hanno drammaticamente mostrato i limiti del modello di interdipendenza globale che ha caratterizzato l’inizio di questo secolo. Nel complesso sistema di relazioni odierno, vogliamo batterci per costruire una forte capacità europea di gestione dell’interdipendenza in grado di offrire risposte adeguate ai cittadini, tutelando la loro sicurezza e garantendo l’integrità dei nostri valori chiave. Serve apertura dove possibile, ma abbiamo imparato che serve anche controllo e autonomia quando necessario. Le politiche di apertura internazionale devono essere accompagnate da politiche domestiche in grado di governare gli effetti del processo di integrazione economica globale, proteggendo i sistemi di welfare e i mercati del lavoro nazionali e tutelando così persone e imprese. Per questo crediamo sia fondamentale rilanciare il ruolo dell’Europa come principale motore di una nuova economia mondiale equa ed equilibrata, fondata su standard sociali e ambientali di alto livello. Nel nuovo (dis)ordine mondiale, caratterizzato dal diffondersi di regimi autocratici e illiberali e dal ritorno dell’uso della forza per risolvere le controversie internazionali, la difesa della pace, della democrazia e dei diritti umani deve costituire la bussola della nostra azione politica. Nel solco dell’articolo 11 della Costituzione condanniamo e ripudiamo tutte le guerre, a partire dall’invasione russa dell’Ucraina che ha sconvolto lo scenario europeo e l’ordine mondiale basato sulla forza del diritto e sull’intangibilità delle regole del diritto internazionale. Il posto dell’Italia è al fianco di tutti i Paesi che vogliono la pace e che difendono la forza del diritto dagli abusi della forza. Dentro questo quadro riteniamo fondamentale che Ue, Onu e Nato rimangano le organizzazioni internazionali di riferimento per l’Italia, all’interno delle quali svolgere un ruolo autorevole e da protagonisti. Nel pieno rispetto dei nostri impegni all’interno della Nato, crediamo sia necessario avanzare sul piano della difesa comune dell’Ue, rafforzando il pilastro europeo all’interno dell’organizzazione. Tuttavia, lo spirito multilaterale che caratterizzava gli ultimi decenni è venuto a mancare e stiamo osservando una profonda crisi dell’ordine internazionale. Per evitare lo scontro tra grandi potenze dobbiamo impegnarci a costruire un sistema multilaterale profondamente rinnovato, che abbia inclusione e pragmatismo tra i suoi punti cardinali. Vogliamo creare le condizioni per una società internazionale realmente inclusiva, capace di far coesistere le diversità, con particolare riferimento alle potenze emergenti del Sud globale. Questa è la condizione necessaria e fondamentale per arrivare a garantire beni pubblici globali, come la lotta ai cambiamenti climatici o il contrasto alle pandemie. Integrando e valorizzando anche attori e dinamiche non statuali, vogliamo impegnarci per promuovere la cooperazione internazionale e la solidarietà fra i popoli con l’obiettivo di contribuire a creare un ecosistema globale pacifico, giusto e solidale. In questo senso, per rilanciare il multilateralismo, crediamo sia fondamentale superare la logica della deterrenza nell’arena globale e perseguire con determinazione il valore della pace, anche spingendo per stringere accordi internazionali sempre più ambiziosi sul controllo delle armi atomiche, lungo il cammino che porta a un graduale e definitivo disarmo nucleare. Solo sostenendo i valori della solidarietà e della cooperazione e spingendo per un ruolo di primo piano per l’Ue nel contesto internazionale, potremo evitare tensioni tra alleanze contrapposte, aumentare gli spazi di condivisione e affrontare con più efficacia le grandi sfide globali di questo secolo.

Lottare contro tutte le disuguaglianze, il cuore della nostra identità

Il cuore della nostra identità è la lotta contro tutte le forme di disuguaglianza: economiche, sociali, di genere, territoriali, generazionali. Riconoscere l’esistenza delle disuguaglianze non è però sufficiente. Serve considerarle come sistemiche, individuandone le cause e rifiutando quella narrazione che investe i singoli della responsabilità di combatterle; occorre guardare ai meccanismi che le producono e correggere gli approcci che ne favoriscono la riproduzione. Bisogna dunque non solo porsi nell’ottica redistributiva, ma agire con efficacia laddove le disuguaglianze si formano e si cristallizzano. Proprio per questo il nostro riferimento nella lotta alle disuguaglianze è l’articolo 3 della Costituzione che, enunciando l’uguaglianza dei cittadini, richiama il ruolo attivo della Repubblica nella rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona. Compito della Repubblica è non far sentire nessuna persona invisibile, creando anzi occasioni e costruendo mondi dove ci sia spazio per le necessità, le libertà e le aspirazioni di tutte e di tutti. Come il rispetto del diritto a essere sé stessi e il diritto a non subire discriminazioni. È da questa consapevolezza che nasce la ferma intenzione di lavorare affinché l’autodeterminazione delle persone sia la bussola di ogni nostra azione: dal riconoscimento dei diritti delle persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ alla battaglia affinché tutti e tutte possano decidere per sé anche nelle fasi più delicate della vita. Vogliamo difendere la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza da chi ne chiede lo stravolgimento e l’abolizione, impegnandoci per una sua piena applicazione sull’intero territorio nazionale. Vogliamo anche colmare la lacuna normativa nel campo del fine vita, per garantire certezze e dignità a tutte le persone che si trovano in condizioni di sofferenza intollerabile. Siamo e saremo un partito femminista. Per noi la parità di genere è al centro della costruzione di politiche pubbliche capaci di fare dell’Italia un Paese più giusto, più equo, più inclusivo e più competitivo. Sosteniamo l’urgenza di un radicale cambio di paradigma per permettere alle donne di vivere libere da violenze, ricatti, discriminazioni e stereotipi. Libere anche dall’obbligo di farsi carico delle mancanze di un sistema di welfare che scarica su di loro il peso del lavoro domestico, familiare e di cura. Ci batteremo affinché l’uguaglianza di genere sia al centro di tutte le politiche del lavoro: dall’abbattimento del divario retributivo, al contrasto delle prassi discriminatorie, alla lotta contro la violenza e le molestie nei luoghi di lavoro. Presidieremo ogni diritto delle donne affinché nei fatti, ogni giorno, vivano la parità e l’autodeterminazione garantite dalla Costituzione. Vogliamo batterci per eliminare tutte le povertà perché standard di vita insufficienti e vulnerabilità negano la dignità e la libertà delle persone, mettendo così in discussione il loro ruolo all’interno della società. Non c’è vera scelta quando si è costretti a mettere in alternativa il diritto all’abitare, il diritto alla salute o il diritto a un’alimentazione sana: ciascuna di queste rinunce trascina con sé la perdita di diritti essenziali. Crediamo che la lotta alle povertà sia una responsabilità collettiva di cui deve farsi carico la Repubblica. Per noi pretendere che chi è stato lasciato ai margini debba cavarsela da solo significa tradire e umiliare chi avrebbe più bisogno di aiuto. Vogliamo rafforzare un sistema di welfare che sia assieme motore di sviluppo e di coesione sociale. Per farlo è fondamentale agire sul doppio binario dell’uguaglianza: di opportunità e di risultati. Le politiche che si sovrappongono al sistema di disuguaglianze, anziché correggerlo, innescano un meccanismo di moltiplicazione all’origine delle stesse e di divaricazione sempre più ampia negli esiti. Per garantire uguaglianza e pari opportunità per tutte e tutti, vogliamo un welfare davvero universale, inclusivo, di qualità e realmente accessibile. La tutela della salute e le politiche per l’istruzione – intesa anche come orientamento e formazione permanente – devono essere il nucleo centrale di una strategia articolata che investe sulle persone, nella multidimensionalità della loro condizione, per ridurre le disuguaglianze. La scuola, infatti, è la grande possibilità democratica per tutte e tutti. Garantire che l’istruzione pubblica sia uno strumento di emancipazione è la nostra missione. Scuola, università e ricerca sono i pilastri di un sistema sociale ed economico in grado di promuovere lo sviluppo delle persone e generare innovazione. Vogliamo una scuola inclusiva, aperta, che dia opportunità anche a chi oggi sente di non averne. Vogliamo investire maggiori risorse nella ricerca pubblica, strumento fondamentale per liberare le potenzialità del nostro Paese. Promuovere l’emancipazione e difendere la libertà significa credere in un sistema che non soffochi le ambizioni e permetta a chiunque di creare autonomamente il proprio percorso di vita: per questo investire nello sviluppo della persona vuol dire per noi anche riconoscere e valorizzare i mondi dello sport, della cultura e dell’associazionismo nella costruzione del ruolo attivo di ognuno nella società. Allo stesso modo ci impegniamo a difendere il diritto alla salute fisica e mentale e il ruolo svolto dalla sanità pubblica. Il valore distintivo del nostro Servizio sanitario nazionale è l’universalità, che intendiamo tutelare e rafforzare. Gli anni drammatici della pandemia hanno confermato quanto sia indispensabile una sanità pubblica di qualità e di prossimità, disponibile per tutta la popolazione e sull’intero territorio italiano. Perché garantire l’erogazione egualitaria e diffusa dei servizi sanitari significa lottare per il benessere, l’occupazione, la crescita economica e la giustizia sociale. Vogliamo batterci per costruire un patto sociale che, considerando inscindibili i diritti sociali e quelli civili, promuova i primi e assicuri la piena effettività dei secondi, assumendosi una responsabilità nei confronti della comunità nella sua interezza. Un patto che guardi quindi a bambine e bambini, giovani e persone anziane, con l’obiettivo di proporre politiche pubbliche che, strutturando regole e servizi, abbraccino le diverse generazioni, anche future. Un patto che metta in discussione quei meccanismi escludenti per cui si rende sempre necessario creare spazi su misura per le persone con disabilità e non autosufficienti, anziché integrare e riorganizzare lo spazio pubblico in maniera realmente inclusiva. Un patto che ricomponga i divari che colpiscono le periferie, le aree interne e le isole; che ridisegni un’Italia uguale da Nord a Sud, “una e indivisibile”, valorizzando le peculiarità di ogni territorio e considerando lo sviluppo del Mezzogiorno strategico per l’intero Paese. Che affronti il tema dell’immigrazione con politiche lungimiranti di accoglienza, convivenza e interazione, nel rispetto del valore della vita e della dignità della persona. Un patto che promuova la partecipazione e la rappresentanza dei nuovi italiani, partendo dal riconoscimento della cittadinanza per affermarne il protagonismo nella nostra società. Un patto, insomma, che consenta di creare comunità. Vogliamo impegnarci affinché il Paese sia libero da soprusi, abusi, illeciti e violenza. La lotta alle mafie, alla criminalità organizzata transnazionale e alla corruzione rappresenta per noi un obbligo morale, per restituire dignità, sicurezza e libertà a chi oggi si vede negati diritti di cittadinanza fondamentali. Riteniamo che legalità e sicurezza rappresentino beni comuni essenziali per lo sviluppo di una società coesa. Vogliamo lavorare affinché il sistema processuale sia più rapido ed equo perché una giustizia lenta non tutela i diritti in modo efficace ed è profondamente diseguale, avvantaggiando strutturalmente chi ha più mezzi economici. Vogliamo superare l’idea che il sistema penale sia incentrato esclusivamente attorno al carcere, comunque battendoci per restituirgli la funzione rieducativa che la Costituzione gli attribuisce. Dunque, valorizzare gli strumenti di giustizia riparativa e sfruttare le potenzialità delle misure alternative, ma anche investire su un trattamento improntato ai principi di umanità e dignità per assicurare l’effettivo reinserimento sociale delle persone detenute. una strategia articolata che investe sulle persone, nella multidimensionalità della loro condizione, per ridurre le disuguaglianze. La scuola, infatti, è la grande possibilità democratica per tutte e tutti. Garantire che l’istruzione pubblica sia uno strumento di emancipazione è la nostra missione. Scuola, università e ricerca sono i pilastri di un sistema sociale ed economico in grado di promuovere lo sviluppo delle persone e generare innovazione. Vogliamo una scuola inclusiva, aperta, che dia opportunità anche a chi oggi sente di non averne. Vogliamo investire maggiori risorse nella ricerca pubblica, strumento fondamentale per liberare le potenzialità del nostro Paese. Promuovere l’emancipazione e difendere la libertà significa credere in un sistema che non soffochi le ambizioni e permetta a chiunque di creare autonomamente il proprio percorso di vita: per questo investire nello sviluppo della persona vuol dire per noi anche riconoscere e valorizzare i mondi dello sport, della cultura e dell’associazionismo nella costruzione del ruolo attivo di ognuno nella società. Allo stesso modo ci impegniamo a difendere il diritto alla salute fisica e mentale e il ruolo svolto dalla sanità pubblica. Il valore distintivo del nostro Servizio sanitario nazionale è l’universalità, che intendiamo tutelare e rafforzare. Gli anni drammatici della pandemia hanno confermato quanto sia indispensabile una sanità pubblica di qualità e di prossimità, disponibile per tutta la popolazione e sull’intero territorio italiano. Perché garantire l’erogazione egualitaria e diffusa dei servizi sanitari significa lottare per il benessere, l’occupazione, la crescita economica e la giustizia sociale. Vogliamo batterci per costruire un patto sociale che, considerando inscindibili i diritti sociali e quelli civili, promuova i primi e assicuri la piena effettività dei secondi, assumendosi una responsabilità nei confronti della comunità nella sua interezza. Un patto che guardi quindi a bambine e bambini, giovani e persone anziane, con l’obiettivo di proporre politiche pubbliche che, strutturando regole e servizi, abbraccino le diverse generazioni, anche future. Un patto che metta in discussione quei meccanismi escludenti per cui si rende sempre necessario creare spazi su misura per le persone con disabilità e non autosufficienti, anziché integrare e riorganizzare lo spazio pubblico in maniera realmente inclusiva. Un patto che ricomponga i divari che colpiscono le periferie, le aree interne e le isole; che ridisegni un’Italia uguale da Nord a Sud, “una e indivisibile”, valorizzando le peculiarità di ogni territorio e considerando lo sviluppo del Mezzogiorno strategico per l’intero Paese. Che affronti il tema dell’immigrazione con politiche lungimiranti di accoglienza, convivenza e interazione, nel rispetto del valore della vita e della dignità della persona. Un patto che promuova la partecipazione e la rappresentanza dei nuovi italiani, partendo dal riconoscimento della cittadinanza per affermarne il protagonismo nella nostra società. Un patto, insomma, che consenta di creare comunità. Vogliamo impegnarci affinché il Paese sia libero da soprusi, abusi, illeciti e violenza. La lotta alle mafie, alla criminalità organizzata transnazionale e alla corruzione rappresenta per noi un obbligo morale, per restituire dignità, sicurezza e libertà a chi oggi si vede negati diritti di cittadinanza fondamentali. Riteniamo che legalità e sicurezza rappresentino beni comuni essenziali per lo sviluppo di una società coesa. Vogliamo lavorare affinché il sistema processuale sia più rapido ed equo perché una giustizia lenta non tutela i diritti in modo efficace ed è profondamente diseguale, avvantaggiando strutturalmente chi ha più mezzi economici. Vogliamo superare l’idea che il sistema penale sia incentrato esclusivamente attorno al carcere, comunque battendoci per restituirgli la funzione rieducativa che la Costituzione gli attribuisce. Dunque, valorizzare gli strumenti di giustizia riparativa e sfruttare le potenzialità delle misure alternative, ma anche investire su un trattamento improntato ai principi di umanità e dignità per assicurare l’effettivo reinserimento sociale delle persone detenute.

Promuovere la sostenibilità ambientale, economica e sociale con coraggio e senso dell’urgenza

È tempo di scelte coraggiose. Siamo convinti che oggi serva un cambio di paradigma per difendere con efficacia i diritti civili e sociali, per promuovere una crescita realmente inclusiva e per garantire l’effettivo accesso a tutti i servizi pubblici essenziali che sono veri e propri beni comuni, a partire da sanità e istruzione. Ma un nuovo approccio è necessario anche per vedere che emergenza climatica, aumento di nuove e vecchie disuguaglianze, radicali trasformazioni tecnologiche, rallentamento della crescita economica e tensioni geopolitiche non sono fenomeni casuali, disgiunti o episodici, ma i diversi elementi di una crisi di sistema che riguarda l’intero pianeta. Vogliamo rispondere alle trasformazioni che attraversano l’Italia e il mondo mettendo al centro bisogni e aspirazioni delle persone, perché il nostro agire politico trova il proprio senso profondo nella costruzione di prospettive di emancipazione e realizzazione a livello individuale e collettivo. Intendiamo realizzare questi nostri obiettivi attraverso politiche economiche, sociali e ambientali di nuova generazione, più integrate tra loro. Crediamo infatti che le transizioni che attraversano il nostro tempo, a partire da quelle ecologica e digitale, debbano essere governate con l’obiettivo di generare maggiore benessere e un miglioramento diffuso della qualità della vita. La costruzione di un presente e di un futuro migliori deve allora partire da un più deciso cambiamento del nostro modello di sviluppo, in linea con l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Solo un modello capace di coniugare a pieno le tre dimensioni della sostenibilità – economica, ambientale e sociale – può mettere il mondo al riparo da crisi ancora peggiori e garantire benessere ed equità. Qualunque tentativo di mettere in contrapposizione, anziché in relazione, queste tre dimensioni ci allontana da quell’orizzonte di prosperità e giustizia sociale che deve abbracciare anche le future generazioni. La nostra visione si fonda allora su un nuovo patto sociale e generazionale finalizzato alla piena attuazione dell’articolo 3 della Costituzione e, insieme, dell’articolo 9 che nella sua nuova formulazione introduce con forza la fondamentale tutela dell’interesse delle future generazioni. È necessario agire ora, con urgenza. Non possiamo più permetterci ritardi o tentennamenti, né nella transizione verso un mondo senza combustibili fossili, né nel rafforzamento delle tutele sociali. Crediamo che giustizia climatica e giustizia sociale possano e debbano essere realizzate simultaneamente perché non può aspettare chi già oggi vive in prima persona il dramma dei cambiamenti climatici, né può aspettare chi vede la propria libertà e le proprie prospettive di vita limitate da povertà, emarginazione sociale e discriminazioni di ogni tipo. Riteniamo indispensabile coinvolgere e mobilitare in questi grandi processi di trasformazione soprattutto chi più sarà colpito dai cambiamenti che ne conseguono e chi più teme di non riuscire a pagarne i costi immediati. L’approccio migliore per sviluppare politiche in grado di coniugare equità e crescita è partire dalla necessità delle famiglie, del sistema delle imprese, del mondo dell’artigianato, del commercio e delle professioni. Le transizioni ecologiche e digitali trovano possibilità di realizzazione nella dinamicità delle imprese e nella loro capacità di aprirsi alle istanze sociali e ambientali, integrandole nel proprio tessuto produttivo e occupazionale. Le imprese sono un patrimonio essenziale del Paese, da proteggere e promuovere. Nuove politiche industriali a livello italiano ed europeo devono sostenere la naturale vocazione produttiva del Paese, valorizzando il ruolo dei nostri distretti industriali e del tessuto di piccole e medie imprese che da sempre ne rappresenta la forza. È dall’innovazione sostenibile delle imprese, dalla loro capacità di valorizzare le competenze, di creare nuove opportunità di lavoro e di combattere la piaga insopportabile della disoccupazione, di promuovere aggregazioni strategiche, di aprirsi a nuove forme di partecipazione e di condivisione della conoscenza, che può venire una spinta decisiva verso il cambiamento strutturale di cui abbiamo bisogno per i prossimi decenni. Gli investimenti in sostenibilità rappresentano quindi per noi un fondamentale fattore di competitività per il sistema Paese, capace di ricucire i numerosi divari che storicamente pesano sullo sviluppo dell’Italia, come quelli di produttività e territoriali. L’agricoltura è l’esempio chiave di come un nuovo modello di sviluppo sostenibile permetta al tempo stesso di rafforzare un settore produttivo, proteggere l’ambiente e promuovere la giustizia sociale. È essenziale sostenere gli agricoltori, nell’immediato per permettere loro di affrontare le conseguenze negative del cambiamento climatico, e nel lungo periodo per favorire gli investimenti necessari ad accorciare e rendere più forti le filiere, sviluppare modelli di economia circolare, combattere e prevenire la povertà alimentare e incentivare la diffusione di competenze e nuove figure professionali. Un nuovo modello di sviluppo passa necessariamente dalla promozione della responsabilità sociale d’impresa e dal riconoscimento di un ruolo strategico dell’intervento pubblico che – nel rispetto delle dinamiche di autonomia, concorrenza e innovazione delle imprese nel mercato – può assumere le forme e gli strumenti di volta in volta più utili a garantire che l’economia e i processi di innovazione, anche sociale, siano indirizzati a un benessere condiviso. In questo senso, riteniamo quindi necessario difendere i principi dell’equità e progressività fiscale, così come definiti dall’articolo 53 della Costituzione. Crediamo che l’azione complementare strategica di uno Stato regolatore e innovatore sia in grado di orientare la dinamica dei mercati, inclusi quelli finanziari, verso gli obiettivi di uno sviluppo sostenibile che metta al centro la persona, difendendone i diritti, la libertà e la dignità, indipendentemente dal luogo di nascita o di provenienza. Crediamo anche che diritti, libertà e dignità possano trovare pieno riconoscimento ed effettiva tutela solo in una dimensione comunitaria che vede la sua principale forma di organizzazione ed espressione nel lavoro, come scritto nella nostra Costituzione. L’articolo 1 assegna infatti al lavoro un ruolo essenziale nella costruzione del nostro essere società, riconoscendo in esso il canale attraverso cui ogni persona può realizzare le proprie aspirazioni e partecipare a uno sforzo collettivo di trasformazione dello spazio pubblico. L’articolo 4 chiarisce che nella definizione di lavoro rientra ogni attività o funzione che concorre al progresso materiale o spirituale della società, in linea anche con le più recenti indicazioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e contro tutti i tentativi di creare gerarchie di valore tra i diversi lavori. Per noi il lavoro o è dignitoso o non è. Perché se non è riconosciuta e garantita la sua dignità, il lavoro non può svolgere il suo ruolo trasformativo della società. Per questo ci impegniamo a difendere sempre e in ogni situazione i diritti di chi lavora, a partire dal diritto a un salario minimo e a una retribuzione che permetta di vivere una vita libera e dignitosa, come sancito anche dall’articolo 36 della Costituzione. Per lo stesso motivo continueremo ad impegnarci per tutelare il diritto alla salute fisica e psichica dei lavoratori, per garantire la sicurezza sul lavoro e per contrastare precarietà, sfruttamento e lavoro nero. Le trasformazioni che attraversano oggi il mondo del lavoro ci spingono poi a ribadire con ancora più forza che politiche attive, scuola e formazione permanente sono tasselli essenziali per difendere la dignità del lavoro e la dinamicità del sistema Paese, a riprova del legame essenziale che unisce politiche per l’istruzione e politiche per lo sviluppo. Questi principi e valori sono a presidio di diritti fondamentali e dunque devono applicarsi a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla tipologia di contratto e di rapporto di lavoro, anche con l’obiettivo di assicurare loro pensioni eque. Inoltre per noi è centrale garantire partecipazione e rappresentanza nel variegato mondo del lavoro, perché è così che intendiamo garantire che i processi di trasformazione siano indirizzati a obiettivi di interesse collettivo. Intendiamo valorizzare la grande tradizione di relazioni industriali del nostro Paese, basata sul protagonismo dei sindacati, delle rappresentanze d’impresa e della concertazione, così come intendiamo valorizzare quelle forme di impresa che riconoscono il ruolo attivo e protagonista di lavoratrici e lavoratori, a partire dalla forma cooperativa. Proprio per questo vogliamo sviluppare forme di partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori nella gestione delle imprese, sul modello delle migliori pratiche di democrazia economica già ampiamente diffuse in Europa. In questa scelta c’è una dimensione valoriale per noi irrinunciabile: la convinzione che le prospettive di sviluppo di un Paese crescono al crescere dei diritti e degli spazi di democrazia.

Difendere e applicare la Costituzione, rendere più forte la democrazia

Per noi la democrazia è un orizzonte di emancipazione e di libertà. È una promessa di giustizia sociale, inclusione e uguaglianza da realizzare attraverso un impegno collettivo. Proprio per queste ragioni la crisi della rappresentanza politica e democratica a cui stiamo assistendo è tanto grave, perché riguarda il nostro essere comunità in tutte le sue dimensioni: quella più strettamente politica, quella sociale, quella economica e anche quella internazionale. Questa crisi deve allora essere affrontata con scelte di visione, rifiutando tutte le scorciatoie, a partire dal presidenzialismo, che comprimono gli spazi di partecipazione e che rinunciano a trovare un giusto equilibrio tra i principi di rappresentanza e di governabilità. Vogliamo contrastare la tendenza in corso a risolvere tramite formule di accentramento dei poteri la crisi del nostro sistema politico. Crediamo in una democrazia parlamentare in grado di decidere e allo stesso tempo di rappresentare le necessità e i bisogni delle persone. Affrontare questa crisi è un compito che investe l’intero Paese. Ma è un compito impegnativo e fondamentale soprattutto per il nuovo PD che guarda, in una logica di vocazione maggioritaria, agli interessi dell’intero sistema democratico oltre che ai soli interessi di rappresentanza della propria parte. Per questo guardiamo con grande attenzione anche alla sperimentazione di nuove pratiche di democrazia partecipativa e di strumenti di partecipazione digitale. La nostra democrazia ha bisogno di nuovi spazi e nuove modalità di partecipazione perché essa vive del ruolo attivo e responsabile delle sue cittadine e dei suoi cittadini. Per un Paese come l’Italia questo significa riconoscere che non c’è vera democrazia senza protagonismo delle donne. La democrazia paritaria è il cuore del nostro progetto di cambiamento perché consiste nella realizzazione di una effettiva condivisione tra donne e uomini dello spazio pubblico e delle responsabilità private, in relazioni paritarie e non gerarchiche, nel solco del principio di eguaglianza dell’articolo 3 della Costituzione. L’affermazione di una piena cittadinanza femminile nelle istituzioni e a tutti i livelli impone di allargare lo sguardo, di cambiare l’organizzazione sociale e la sua dimensione culturale, di superare stereotipi e discriminazioni. Riteniamo inoltre fondamentale riconoscere il ruolo di chi ogni giorno contribuisce allo sviluppo della nostra società, rimanendone però sempre ai margini: vogliamo garantire pieni diritti alle nuove italiane e ai nuovi italiani per costruire una società veramente plurale. Perché una vera democrazia non marginalizza e non ghettizza. Riteniamo inoltre fondamentale che le cittadine e i cittadini abbiano accesso a luoghi e strumenti per esprimere il proprio diritto a partecipare alla vita pubblica del Paese. Vogliamo che il ruolo dei partiti politici sia riconosciuto, valorizzato e finalmente regolamentato secondo principi di trasparenza ed etica pubblica, in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione. Occorre inoltre garantire loro le risorse necessarie a svolgere le proprie attività, in autonomia da condizionamenti esterni. Senza partiti con regole chiare e trasparenti una democrazia vive il rischio concreto di limitare la partecipazione attiva alla vita politica ai pochi che hanno gli strumenti e le risorse per permetterselo. Allo stesso tempo, i corpi intermedi, la società civile e i mondi del terzo settore e dell’associazionismo devono essere messi nelle condizioni di rappresentare una voce forte all’interno del dibattito pubblico per sviluppare pratiche di partecipazione e dare traduzione politica al sentire della società e ai bisogni che la attraversano. Vogliamo che il nuovo PD incarni nelle sue regole e nei suoi comportamenti gli obiettivi di rafforzamento della democrazia e di allargamento della partecipazione. Vogliamo essere, molto più di quanto siamo riusciti a fare finora, un grande partito di popolo, in cui chi fa vivere ogni giorno il partito sul territorio pesi di più nelle scelte che saremo chiamati a fare. Vogliamo che le nostre politiche siano frutto di un’elaborazione attenta e di un’interlocuzione continua e approfondita con attori sociali, realtà del territorio e competenze diffuse. Vogliamo che i gruppi dirigenti sappiano rinnovarsi e aprirsi secondo una volontà di allargamento e inclusione che deve accompagnare la vita di ogni ambito del partito. Intendiamo garantire che la sfera del dibattito pubblico sia autenticamente libera, aperta e plurale. Vogliamo farlo innanzitutto partendo dalla scuola, che per noi rappresenta una fondamentale palestra di democrazia sia perché consegna alle cittadine e ai cittadini di domani gli strumenti per interpretare e cambiare il mondo, sia perché è il luogo dove la maggior parte delle bambine e dei bambini sperimenta per la prima volta cosa significa vivere in società. E vogliamo farlo mettendo la nostra democrazia al riparo da condizionamenti, interferenze, censure, manipolazioni, disinformazione e campagne d’odio. Perché una democrazia forte sa distinguere il libero confronto delle opinioni da strategie orchestrate ad arte da gruppi interni e potenze estere il cui scopo è generare sfiducia, caos, fragilità. Dobbiamo sostenere l’iniziativa di cittadine e cittadini nell’intraprendere attività di interesse generale, secondo il principio di sussidiarietà così come formulato dall’articolo 118 della Costituzione. Questo per noi significa lavorare per rafforzare la democrazia a tutti i livelli, da quello europeo a quello nazionale, fino a quello delle Regioni e dei Comuni. Sindaci e amministratori, da sempre i principali rappresentanti delle istituzioni nella quotidianità delle persone, svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere il valore della democrazia, la coesione territoriale e la responsabilizzazione delle cittadine e dei cittadini nella vita pubblica e devono quindi essere sostenuti, anche garantendo loro risorse adeguate. Crediamo sia necessario prevedere forme di autonomia e decentramento orientate a garantire eguali diritti e adeguati servizi pubblici su tutto il territorio nazionale. Vogliamo investire su un regionalismo cooperativo e solidale, evitando soluzioni che spingono ad ampliare i divari fra territori. La nostra democrazia deve essere rafforzata, ma deve anche essere difesa, perché oggi è sotto attacco. Essa è innanzitutto minacciata dall’interno, dall’aumento delle disuguaglianze. Marginalità sociale e povertà, infatti, ne mettono a rischio il corretto funzionamento perché una democrazia matura vive di un’atmosfera di uguaglianza, di riconoscimento, di rispetto e di uguale trattamento. Il nostro obiettivo è intervenire per rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono di fatto l’effettiva partecipazione delle persone all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Occorre tenere associata la democrazia alle condizioni senza le quali essa non può sopravvivere: la giustizia sociale, il rispetto di chi lavora, il rifiuto di accettare la povertà come una dannazione naturale o un destino meritato. La democrazia richiede continua manutenzione per preservare l’uguaglianza delle opportunità nell’accesso ai servizi pubblici essenziali e per garantire a tutte e tutti il diritto a una vita dignitosa. Per raggiungere questo obiettivo c’è bisogno di insistere sulla capacità delle nostre istituzioni di saper prendere decisioni in grado di cambiare la vita delle persone. Una democrazia che non riesce ad agire in maniera incisiva è una democrazia in pericolo perché alimenta frustrazioni, insofferenze e tensioni sociali. Democrazia e umiliazione non stanno insieme. Ma la democrazia è oggi anche apertamente minacciata dall’esterno, dall’ascesa di nuovi e vecchi autoritarismi. Regimi extra-europei sempre più aggressivi oggi sfidano apertamente il modello della democrazia liberale, ponendosi in aperta concorrenza ad esso. E nel farlo raccolgono consensi fin dentro ai confini dell’Europa, in governi e partiti che in quei regimi hanno trovato un punto di riferimento ideologico per i loro attacchi allo stato di diritto e ai principi democratici, primi tra tutti la separazione dei poteri e l’indipendenza della stampa. La sfida posta dall’autoritarismo è grave perché è un tentativo di mettere in discussione il nostro modello di società nella sua interezza, a partire dai valori di inclusione ed equità. Per noi la democrazia è un ideale da difendere e che ancora aspetta di essere pienamente realizzato. È un compito che facciamo nostro, avendo come punti cardinali della nostra bussola la Costituzione Repubblicana, la cultura antifascista da cui nasce e i trattati fondamentali di Ue e Onu. Il nostro impegno è interamente orientato a dare corpo alle promesse di emancipazione, libertà e uguaglianza al cuore della nostra democrazia. Noi restiamo saldamente convinti che la democrazia sia il sistema migliore, il più attrezzato per rispondere alle grandi sfide della nostra epoca. L’unico in grado di difendere realmente pace, giustizia sociale, diritti umani e clima, in Italia e nel mondo.